Il 7 maggio 1925
nasce a Parigi da una famiglia toscana emigrata in Francia per motivi di
lavoro Sergio Bernardini nome di battesimo: Antonio. Quando i suoi
genitori tornano in Italia per gestire una trattoria a Torino, lui si
lega agli ambienti dell’antifascismo piemontese e, nel 1944, entra a far
parte della Resistenza a Cuneo. Dopo la Liberazione, nel 1947 attraversa
a piedi l’Appennino, arriva in Versilia e si stabilisce a Viareggio dove
si specializza nella gestione di vari locali da ballo e night: la
Capannina, il Gatto Nero, L’Eden e il Caprice. Il primo gruppo
scritturato per la Capannina è la Hot Jazz Band, un trio che schiera al
pianoforte il futuro giornalista Piero Angela. Fondatore nel 1955 e per
15 anni gestore della "Bussola" di Focette, destinata a diventare sotto
la sua direzione uno dei locali più importanti d’Italia. Bernardini è
stato uno dei personaggi più importanti della storia della musica
leggera del dopoguerra.
Il momento migliore
per chiacchierare con Sergio Bernardini erano le 3 di notte, quando lui
si apprestava a consumare un singolare pasto: una grande ciotola piena
di caffe' lungo lungo dove lui metteva a gonfiare del pan secco. Un'
austerita' che contrastava con le abitudini sfarzose di molti dei suoi
clienti e con le eccentricita' delle star italiane e straniere che
calcavano il palcoscenico della "Bussola" di Focette (lui non la
chiamava mai cosi' , ma semplicemente "la vecchia troia"). La sua grande
intuizione l' aveva avuta nel 1955 creando in Versilia un locale dove
per una serie di ragioni sia il pubblico in genere appartenente alla
ricca borghesia riemergente che le star italiane e straniere si
sentivano a casa loro. Il suo primo ospite fu Peter Van Wood che faceva
impazzire il pubblico con Butta la chiave. Su quello stesso palcoscenico
passarono tutti: Renato Carosone, Marino Marini (che si detestavano
cordialmente), Celentano, Frankie Lane, Johnny Ray, I Platters, Domenico
Modugno, Fred Buscaglione, Chet Backer (che Bernardini cerco' piu' volte
di strappare alla droga e al carcere). In platea Angelo Moratti, Felice
Riva e talvolta anche Gianni Agnelli (che preferiva il separe' chiamato
Bussolotto, per chi voleva star lontano dalla bolgia). Ma la vera
passione di Bernardini fu Mina, che lui scopri' quando ancora si faceva
chiamare Baby Gate: "Una donna meravigliosa che sa amare senza trucchi
senza retorica, indifferente al potere e al denaro. Re Farouk le
riempiva i camerino di rose e lei non ha mai accettato di bere nemmeno
un bicchiere di champagne in sua compagnia". Altre primedonne della sua
Bussola furono la Vanoni e Patty Pravo. Bernardini era, per clienti e
cantanti, una via di mezzo fra l' amico oste, il confidente, lo
psicanalista, anche se la sua grande intuizione fu quella di capire per
primo che la gente non aveva solo voglia di ballare, ma anche di
ascoltare. La sua abilita' consistette poi nel fare andare d' accordo un
pubblico danaroso e a volte arrogante con artisti a loro volta bizzosi,
intolleranti e imprevedibili. Non c' e' stella della canzone che
Bernardini non abbia portato in versilia, da Ginger Rogers a Josephine
Backer a Mirelle Mathieu, da Ray Charles a Miles Davis. E ci venne anche
Pasolini, ma solo per girare un film (che non usci' mai) sul tragico
Capodanno del 1968 quando durante una dura contestazione "al locale dei
ricchi e dei padroni" un' arma della polizia colpi' il giovane Soriano
Ceccanti condannandolo all' immobilita' per una lesione alla spina
dorsale. Dal 1978 Bernardini concentra la sua attenzione su un tendone,
Bussoladomani, che dovrebbe segnare il passaggio dagli spettacoli d' e'
lite alla musica di massa. L' iniziativa funziona nonostante gli
ostacoli frapposti dai politici locali. Il primo cartellone vede alla
ribalta Iglesias, la Vanoni, Dorelli, Aznavour, ma soprattutto l' ultimo
grande ritorno di Mina. Nel frattempo Bernardini organizza tourne' e
nazionali, spettacoli tv, dirige la squadra calcistica del Pietrasanta.
Eppure gradualmente prima la Bussola e poi Bussoladomani escono dal suo
controllo. Bernardini non da' l' impressione di essere ricco. Sul suo
prestigio e la sua competenza nessuno discute, ma la sua affidabilita'
economica e' in crisi. Su questo aspetto della sua vita esistono due
versioni: primo, e' un galantuomo che ha sempra pagato e strapagato gli
artisti, non ha mai imbrogliato nessuno e si ritrova povero; secondo, la
Bussola e tutto il resto se l' e' perso a poker. Oggi sapere com' e'
andata conta poco: con Bernardini se ne va un pezzo importante della
storia della musica leggera e dello spettacolo e il testimone piu' acuto
dello star system italiano. Nel ' 90 aveva ripreso la direzione
artistica di Bussoladomani, aveva fatto parte piu' volte della
commissione selezionatrice del Festival di Sanremo.
Muore a 68 anni di
un sabato pomeriggio in un incidente sull' autostrada Piacenza Torino
presso Baldicchieri d' Asti. Aveva 68 anni. era alla guida della sua Bmw
328 Era diretto a Torino per le nozze di un nipote. La macchina e'
sbandata durante un sorpasso ed e' finita ad alta velocita' contro il
guard rail. Bernardini e' spirato sull' ambulanza; lascia la moglie e
due figli.
addio al " re della
Bussola "Sergio Bernardini, il patron del mitico locale di Focette,
porto' in Versilia i piu' grandi nomi della canzone mondiale.